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Fatti, non pugnette complottiste!

Creato il 25 maggio 2012 da Tnepd

Fatti, non pugnette complottiste!L’adolescenza è finita. E’ ora di mettere una pietra sopra all’onanismo complottista e di passare all’azione.

Sono un pò stanchino di scrivere su tre livelli contemporaneamente anche perché, fondamentalmente mi interessa che sia compreso il terzo mentre in genere questo non accade. D’ora innanzi, quindi, mi rivolgerò esclusivamente agli stomaci forti e sarò vieppiù volgare per il trastullo di grandi e piccini e per allontanare i perbenisti e i titubanti dal mio blog.

Possiamo dire che la nostra analisi della situazione, pur irrimediabilmente incompleta, è comunque sufficiente. Grazie al supporto dei liberi pensatori che creano la blogosfera che più ci piace, siamo giunti al punto di non ritorno. Le domande che ci siamo posti ed a cui abbiamo trovato risposte plausibili e di buon senso sono numerose:

Chi sono i reggenti della società? Una pittoresca élite di privilegiati controllati da una manciata di fazioni extraterrestri.

Come sono strutturate le gerarchie del potere? In forma piramidale, a tutti i livelli.

Dove vengono esercitati il condizionamento e la coercizione? A livello globale, per non dire universale.

Quando è cominciato questo controllo? Migliaia di anni orsono.

La domanda che nessuno si pone esplicitamente e che noi invece affrontiamo da tempo è: perché? Perché la ristretta élite di reggenti al soldo degli ET agisce così? Qual è il loro scopo?

Ora lo sappiamo, finalmente ci sono un pò di certezze anche su questo fronte:

  1. Gli alieni, o extraterrestri che dir si voglia, esistono, sono sempre stati tra noi e non ci vogliono bene
  2. L’obiettivo dei reggenti è realizzare l’apocalisse, ossia ridurre considerevolmente il numero dei servi
  3. Il destino comune è inevitabile

Fatti, non pugnette complottiste!

Che fare?

Nell’anno domini (‘tacci sua) 2012, a maggio inoltrato, il tempo stringe ed il dilemma di fronte al quale si trova l’uomo consapevole non è più la comprensione del merdaio sistemico quanto l’elaborazione di una reazione, personale ed eventualmente sociale, all’impatto dell’immondo esteriore su di sé.

Salvo rare eccezioni, l’uomo consapevole moderno, benché talvolta intelligente, è abbruttito, involuto spiritualmente al punto da non poter agevolmente mettere a frutto le scoperte che l’intelletto gli offre. Il suo terzo occhio è stato chiuso e blindato, secolo dopo secolo, dalla degenerazione del contesto operata in special modo dai sacri romani ciucciapisellini, ufficialmente o sotto mentite spoglie. Le potenzialità positive dell’uomo consapevole sono ammutolite da un ambiente sociale cacofonico, dissonante dall’ormai poco percepibile vibrare dell’anima.

L’uomo consapevole ha compreso l’ineluttabilità del destino comune dei suoi simili, che rischia di essere anche il suo, ma si spera conservi l’ardimento necessario a portare a compimento un destino personale che, specie in quest’epoca, può raggiungere somme vette. Non si fida di nessuno, sa che i reggenti ed i servi sciocchi vogliono trascinarlo in una qualche forma di guerra (militare, politica, economica, mediatica, giudiziaria, religiosa) e sa di essere solo. Solo nella scelta di cosa fare e nell’attuazione dei suoi propositi. Ma quali propositi?

Fatti, non pugnette complottiste!
Ebbene, come detto e ripetuto, se l’analisi del passato è a buon punto, mancano invece proposte sensate per il futuro, ossia idee chiare su come reagire. E che nessuno si azzardi su queste pagine a tirar fuori masturbazioni illusionistiche collettiviste tipo uscire da qui, abolire quello là, riformare questo qua, denunciare quello là, etc. etc., insomma tutta la fuffa irrealizzabile che i profeti dei poveri cavalcano per racimolare briciole di inutile notorietà o un trespolo nel paradiso dei ciucciapisellini.

La prima regola dell’arte della guerra, Sun Tzu docet, è: non fare la guerra se non sei sicuro di vincerla. Mi pare ovvio che quella che si prospetta, se intrapresa con metodi convenzionali, dal punto di vista dell’uomo consapevole (e quindi solo), è una guerra persa.

Primo obiettivo, dunque, è defilarsi. Lasciare che siano i servi fessi a farsi coinvolgere in attività eterodirette di protesta sterile, a scannarsi tra disperati, a farsi manganellare dai servi in divisa, a respirare i metalli delle scie chimiche, a farsi schiavizzare nei gironi infernali del ‘mondo del lavoro’, a farsi rincoglionire dalle manipolazioni mediatiche del regime di turno ed infine a darsi fuoco. Fanculo i fessi, per ora. Il primo passo è astenersi dal sistema, ne abbiamo già parlato, per riacquisire un qualche margine di manovra intellettuale e fisica. Possiamo riassumere questo primo obiettivo con un motto pregnante e di facile visualizzazione che, se ben memorizzato, aiuta ad inquadrare la priorità di tutte le priorità: estrarre l’altrui bastone del comando dal proprio culo.

Una volta sfilato l’invadente scettro dei reggenti dal proprio colon sfondato, serve qualche tempo per riattivare l’elasticità cutanea ed abituarsi ai nuovi movimenti concessi alla colonna vertebrale. Ma ci si abitua a tutto, anche alla libertà, l’uomo è adattabile per natura.

Fatti, non pugnette complottiste!
Visto che di chiacchieroni con le pallette atrofizzate ce ne sono parecchi e di gente, anche sedicente sveglia, che estrae davvero l’intruso ne vedo poca, è del tutto inutile che io prosegua qui ad elencare i punti successivi. Non sono comprensibili ai genuflessi che ancora ospitano il tubero nel deretano e ne sopportano l’attrito con le parti molli, lamentosi con l’espressione da cigno onanista restando però aggrappati al sistema che li manovra, li fotte ed in ultima analisi li farà secchi.

E visto che non mi va di dare ottimi consigli a chi non se li merita, aspetterò che un numero adeguato di masodomiti italiani si metta all’opera sul proprio retrobottega. A quel punto, se ci sarà ancora tempo e se riconoscerò la buona volontà, passeremo al secondo obiettivo. Altrimenti, come disse Noé ai suoi ridanciani conterranei, son cazzi vostri.

Io sono generoso per natura e se so qualcosa tendo a condividerla. Io ve lo vorrei salvare quel vostro culo flaccido pieno di spifferi, ma non è compito mio.

Io non ci metto mano.

E’ affar vostro.


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